Diverse persone hanno postato commenti sui social media o mi hanno scritto offline dopo che qualche giorno fa ho pubblicato la foto qui sopra, scattata a Montello (Veneto).
Una nota è arrivata da Michele Fino, professore di diritto e politica alimentare all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Piemonte), che ho incontrato per la prima volta questo fine settimana ad Asolo (mi è piaciuto moltissimo parlare con lui; ne parleremo più avanti).
“Lo sapevi”, ha scritto sul mio Facebook, “che secondo le tradizioni locali, le fragole selvatiche sono commestibili se i frutti al suolo quelli che il sole non sono?”
La sua preoccupazione è stata ripresa in un avvertimento più severo da Diego Meraviglia, professionista del vino italiano di Los Angeles, che ha notato: “Attenzione, quella non è una fragola selvatica. Questa è una ‘fragola matta’. È tossica… duchesnea indica… La differenza sta nella forma e nel fatto che non ha semi giallastri sulla buccia ma quelle piccole sporgenze. Il rosso è brillante e cresce verso l’alto (le fragole selvatiche crescono verso il basso).”
Diego è cresciuto sulle Alpi italiane, ha scritto, dove sia le fragole selvatiche che le “finte fragole”, come questa, sono comuni.
A quanto pare, la bacca che ho fotografato non era una fragola selvatica (fragaria vesca) ma una falsa fragola che sarebbe stata portata in Italia dalla Cina intorno al 1800.
La FDA non le considera tossiche anche se possono causare reazioni allergiche.
La buona notizia è che non l’ho mangiata!
A detta di tutti, pur non essendo velenosa, non è piacevole al palato.
Posto in fretta e furia da Brescia questa mattina mentre mi preparo a partire per degustazioni e visite ai vigneti in Franciacorta…