Brinkmanship, pratica di politica estera in cui una o entrambe le parti forzano l’interazione tra loro fino alla soglia del confronto per ottenere una posizione negoziale vantaggiosa sull’altra. La tecnica è caratterizzata da scelte politiche aggressive e rischiose che corteggiano un potenziale disastro.
Anche se la pratica della brinkmanship esiste probabilmente fin dagli albori della storia umana, l’origine della parola deriva da un’intervista del 1956 della rivista Life all’ex segretario di stato americano John Foster.John Foster Dulles, in cui sosteneva che, in diplomazia, “La capacità di arrivare al limite senza entrare in guerra è l’arte necessaria… se hai paura di andare al limite, sei perso”. In risposta, il politico e diplomatico americano Adlai Stevenson derise la “brinkmanship” di Dulles come avventata. Il termine fu usato ripetutamente durante la Guerra Fredda, un periodo caratterizzato da relazioni tese tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Ha segnato un cambiamento significativo nella condotta della politica estera. Mentre in precedenza l’interazione tra gli stati si basava sull’equilibrio di potere – in gran parte basato sul potere economico e militare di uno stato e sul desiderio di prevenire qualsiasi cambiamento importante nello status quo – il possesso di armi nucleari da parte di uno stato creava una serie completamente nuova di strumenti di politica estera, che poteva usare per influenzare gli altri.
Forse il caso meglio documentato di brinkmanship fu il posizionamento sovietico di missili nucleari a Cuba nel 1962 e la risposta degli Stati Uniti, che è ora indicata come la crisi dei missili di Cuba. Il premier sovietico Nikita Khrushchev cercò di difendere Cuba dagli Stati Uniti e di estendere il potere strategico sovietico nella regione, piazzando segretamente missili balistici a medio e medio raggio a Cuba, che minacciavano gran parte degli Stati Uniti continentali. Invece di guadagnare una posizione di vantaggio sugli Stati Uniti, la “brinkmanship” di Khrushchev portò quasi gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica alla guerra nucleare. La crisi si concluse dopo che il presidente americano John F. Kennedy rivelò la presenza delle armi di Khrushchev e ordinò una “quarantena” navale (o blocco) intorno a Cuba, che portò l’Unione Sovietica a ritirare i suoi missili.