Nativo di Chicago, il chitarrista che Springsteen presenta sul palco come “il grande Nils Lofgren” in realtà è cresciuto studiando i campi non propriamente rock-‘n-roll della fisarmonica, della musica classica e del jazz prima di ritrovarsi attratto dal rock ‘n roll ad un concerto di Jimi Hendrix, abbastanza soddisfacente. Sia come bandleader – formò la sua prima band, Grin, nel 1968 – che come polistrumentista di fama rapidamente accumulata, Lofgren fu tirato fuori da una ragionevole oscurità a 18 anni per unirsi alla band di Neil Young, contribuendo con chitarra e piano a “After the Gold Rush”. Lofgren rimase con Young per una parte degli anni ’70, apparendo anche nell’album e nel tour Tonight’s the Night.
Nel 1984, dopo la partenza di Steven Van Zandt, Lofgren si unì alla E Street Band poco prima del lancio dell’enorme, giramondo Born in the U.S.A. tour. Durante il mostro di 156 date Lofgren divenne noto non solo per il suo lavoro di chitarra bruciante ma per il suo dono per le acrobazie e la teatralità degne di un palcoscenico – il che ha senso, dato che al liceo Lofgren era stato un ginnasta competitivo. Lofgren mantenne entrambi i ruoli per il tour Tunnel of Love Express del 1988.
Nei primi anni ’90, durante la pausa della E Street Band, Lofgren si esibì con la All-Starr Band di Ringo Starr e pubblicò una serie di album ben accolti a suo nome (incluso Silver Lining, che includeva un duetto con Springsteen su “Valentine”). E quando la E Street Band si riunì nel 1999, Springsteen rispose diplomaticamente alla domanda su quale chitarrista sarebbe stato riportato all’ovile includendo sia Van Zandt che Lofgren. Continuando a pubblicare album da solista tra un tour e l’altro della E Street Band, Nils continua anche a imparare nuovi strumenti, tra cui la pedal steel – e, va detto, continua le sue acrobazie, come dimostrano performance come quella di “Because the Night” del Magic tour.