“La storia di base è questa: L’Italia è un paese molto giovane composto da molti regni molto vecchi, maldestramente cuciti insieme per formare un insieme patchwork. Prima del 1861, questi diversi regni – Sardegna, Roma, Toscana, Venezia, Sicilia (all’epoca si chiamavano in modo diverso, ma corrispondono all’incirca a quelle regioni oggi) – erano, fondamentalmente, paesi diversi. I suoi cittadini non parlavano la stessa lingua, non si identificavano come compatrioti, a volte erano addirittura in guerra tra loro…
Ognuno dei vecchi regni italiani aveva i propri…beh, D’Imperio, che è italiano, li chiama “dialetti”. Ma altri si riferiscono a loro in modi diversi. Fondamentalmente i vecchi regni italiani parlavano ciascuno le proprie lingue che in gran parte provenivano dallo stesso albero genealogico, leggermente ma non molto più vicine delle lingue romanze, come il francese, lo spagnolo o il portoghese. Il nome generale della famiglia di queste lingue è italo-dalmata (dalmata, si scopre, si riferisce alla Croazia, anche il cane è di lì). Non erano tutte mutuamente comprensibili, e avevano le loro influenze esterne. Il calabrese, per esempio, è fortemente influenzato dal greco, grazie a una lunga occupazione e interscambio greco. Nel nord-ovest vicino al confine con la Francia, il Piemonte, con la sua capitale Torino, parlava una lingua chiamata piemontese, che è una specie di francese. Il siciliano, molto vicino al Nord Africa, aveva un sacco di roba di tipo arabo…
questo diventa strano, perché la maggior parte degli italo-americani possono far risalire i loro antenati immigrati a quel periodo tra il 1861 e la prima guerra mondiale, quando la stragrande maggioranza degli “italiani”, come l’Italia esisteva a quel tempo, non avrebbe parlato affatto la stessa lingua, e quasi nessuno di loro avrebbe parlato il dialetto italiano del nord che sarebbe poi diventato l’italiano standard.”
Jess Brooks
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Mar 19, 2018 – 2 min read