Filippesi 4:7
E la pace di Dio che supera ogni incomprensione
Non quella pace a cui Dio chiama il suo popolo tra di loro nella loro effettiva chiamata; e che esige da loro di coltivare e mantenere; e che incoraggia in loro con la promessa della sua graziosa presenza tra di loro; e di cui egli è l’autore, e perciò è così chiamato, ( Colossesi3:15 ); e di cui si può dire che superi o superi ogni conoscenza speculativa e ogni comprensione; poiché l’una gonfia e non giova a nulla, ma l’altra edifica; e molto meno quella pace che Dio ha in sé, che è tutta pace e amore, e che supera ogni comprensione, umana e angelica; ma o quella pace che è fatta con Dio per mezzo del sangue di Cristo, ed è pubblicata nel Vangelo della pace, che supera e sorprende ogni comprensione degli uomini e degli angeli, che dovrebbe essere; che i pensieri di Dio la riguardassero fin dall’eternità; che si convocasse e si tenesse un concilio di pace tra gli eterni Tre e si stipulasse un’alleanza di pace; che Cristo fosse nominato artefice della pace e che il castigo di essa fosse posto su di lui; che egli la realizzasse con il sangue della sua croce e la formasse, pur essendo nemico di Dio e di se stesso: oppure quella pace della coscienza, che nasce da una visione della pace fatta da Cristo, della giustificazione per mezzo della sua giustizia e dell’espiazione per mezzo del suo sacrificio; e che può essere chiamata “la pace di Cristo”, come recita la copia alessandrina; sia perché è fondata su di lui, e scaturisce da lui, ed è ciò di cui egli è il donatore: E questo è ciò che supera la comprensione di ogni uomo naturale; egli non sa nulla di questa pace, che cosa significhi questa tranquillità d’animo; egli non si occupa di questa gioia; non si spiega come possa essere che questi abbiano la pace, che hanno così tanti problemi, che sono così tanto rimproverati, afflitti e perseguitati, eppure hanno la pace in Cristo, mentre hanno la tribolazione nel mondo; che custodirà i vostri cuori e le vostre menti attraverso Gesù Cristo,
o “in Cristo Gesù”: Alcuni leggono queste parole come saggio di preghiera, o come awish, “lascia che”, o “possa mantenere”, così la Vulgata latina; ma sono piuttosto una promessa, che incoraggia i santi all’adempimento dei suddetti doveri; come rallegrarsi sempre nel Signore, mostrare la loro moderazione a tutti gli uomini, evitare preoccupazioni ansiose, e dedicarsi in ogni momento, in ogni occasione, alla preghiera a Dio; In questo modo possono aspettarsi la pace, che sarà per loro di beneficio, come qui espresso; cioè, sarà un mezzo per la loro perseveranza finale; perché la pace di Dio, in entrambi i sensi, è una conservazione dei santi: La pace fatta con Dio li assicura in Cristo da ogni condanna da parte della legge, del peccato, di Satana, del mondo o dei loro stessi cuori; e la pace nelle loro anime, su una base così buona com’è, li mantiene attraverso Cristo come in una guarnigione, dall’essere sopraffatti dai problemi del mondo o dalle tentazioni di Satana; ed è un mezzo per preservarli dall’essere trascinati dagli errori e dalle eresie dei malvagi, avendo in sé una testimonianza della verità; e da ogni via e opera malvagia, dalla profanità e dall’immoralità; la grazia di Dio li istruisce e l’amore di Cristo li costringe, che è sparso nei loro cuori, a vivere e agire diversamente.