Ibrido, prole di genitori che differiscono in tratti geneticamente determinati. I genitori possono essere di specie, generi o (raramente) famiglie diverse. Il termine ibrido, quindi, ha un’applicazione più ampia rispetto ai termini bastardo o incrocio, che di solito si riferiscono ad animali o piante derivanti da un incrocio tra due razze, razze, ceppi o varietà della stessa specie. Ci sono molti ibridi di specie in natura (nelle anatre, nelle querce, nelle more, ecc.), e, anche se sono stati notati ibridi naturali tra due generi, la maggior parte di questi ultimi derivano dall’intervento umano.
A causa di incompatibilità biologiche di base, gli ibridi sterili (quelli incapaci di produrre giovani vivi) come il mulo (un ibrido tra un somaro e una cavalla) risultano comunemente da incroci tra specie. Alcuni ibridi interspecifici, tuttavia, sono fertili e di vera riproduzione. Questi ibridi possono essere fonti per la formazione di nuove specie. Molte piante coltivate economicamente o esteticamente importanti (banane, caffè, arachidi, dalie, rose, grano da pane, erba medica, ecc.) hanno avuto origine attraverso l’ibridazione naturale o l’ibridazione indotta da mezzi chimici, cambiamenti di temperatura o irradiazione.
Il processo di ibridazione è importante biologicamente perché aumenta la varietà genetica (numero di diverse combinazioni di geni) all’interno di una specie, che è necessario per l’evoluzione. Se le condizioni climatiche o dell’habitat cambiano, gli individui con certe combinazioni possono essere eliminati, ma altri con combinazioni diverse sopravviveranno. In questo modo, l’aspetto o il comportamento di una specie può essere gradualmente alterato. Questa ibridazione naturale, diffusa tra alcune specie, rende molto difficile l’identificazione e l’enumerazione delle specie.