Macedon

2007 Selezione Wikipedia delle scuole. Soggetti correlati: Storia antica, Storia classica e mitologia; Geografia europea

Regioni e città della Macedonia's regions and towns

Enlarge

Regioni e città della Macedonia

Macedonia o Macedonia (dal greco Μακεδονία; vedi anche Elenco dei toponimi tradizionali greci) era il nome di un antico regno nella parte più settentrionale della Grecia antica, confinante con il regno dell’Epiro a ovest e la regione della Tracia a est. Per un breve periodo divenne lo stato più potente del Vicino Oriente antico dopo che Alessandro Magno conquistò la maggior parte del mondo conosciuto, inaugurando il periodo ellenistico della storia greca.

Storia

Sole Vergina, un simbolo associato al regno macedone.

Ingrandisci

Vergina Sun, un simbolo associato al regno macedone.

Storia antica

Gli antichi macedoni popolarono le porzioni più meridionali del Macedone fin dai tempi preclassici. Il primo stato macedone emerse nell’VIII o all’inizio del VII secolo a.C. sotto la dinastia Argead, quando si dice che i macedoni siano migrati nella regione da più a ovest. Il loro primo re è registrato come Perdicca I. Intorno al tempo di Alessandro I di Macedonia, i macedoni iniziarono ad espandersi in Eordaia, Bottiaea, Pieria, Mygdonia e Almopia. Vicino alla moderna città di Edessa, Perdicca I (o, più probabilmente, suo figlio, Argaeus I) costruì la sua capitale, Aegae (la moderna Vergina).

Dopo un breve periodo di dominio persiano sotto Dario Hystaspes, lo stato riacquistò la sua indipendenza sotto il re Alessandro I (495- 450 a.C.). Prima del IV secolo a.C., il regno copriva una regione corrispondente approssimativamente alla provincia di Macedonia della Grecia moderna. Durante questo periodo divenne sempre più ellenizzato, anche se sembra che i greci più importanti considerassero i macedoni come rozzi e in qualche modo barbari.

Uno stato macedone unificato fu infine stabilito da re Amyntas III (c. 393- 370 a.C.), anche se conservava ancora forti contrasti tra la pianura costiera ricca di bestiame e il feroce entroterra tribale isolato, alleato al re da legami matrimoniali. Essi controllavano i passi attraverso i quali arrivavano le invasioni barbariche dall’Illiria a nord e nord-ovest. Amyntas ebbe tre figli; i primi due, Alessandro II e Perdicca III regnarono solo brevemente. L’erede bambino di Perdicca III fu deposto dal terzo figlio di Amyntas, Filippo II di Macedonia, che si fece re e inaugurò un periodo di dominio macedone in Grecia.

Espansione

Filippo II, re di Macedonia

Ingrandisci

Filippo II, re di Macedonia

La statua di Alessandro Magno sul lungomare di Salonicco

Ingrandisci

La statua di Alessandro Magno sul lungomare di Salonicco

Sotto Filippo II, ( 359- 336 a.C.), il Macedone si espande nel territorio dei Paioni, dei Traci e degli Illiri. Tra le altre conquiste, annesse le regioni della Pelagonia e della Paionia meridionale (queste regioni corrispondono rispettivamente ai distretti di Monastir/ Bitola e Gevgelija nella moderna Repubblica di Macedonia).

Macedonia divenne più coinvolta politicamente con le città-stato del centro-sud della Grecia antica, ma mantenne anche caratteristiche più arcaiche come la cultura dei palazzi, prima ad Aegae (la moderna Vergina) poi a Pella, somigliante alla cultura micenea più che alle classiche città-stato elleniche, e altri costumi arcaici, come le mogli multiple di Filippo oltre alla sua regina epirota Olimpiade, madre di Alessandro.

Un altro residuo arcaico era la persistenza stessa di una monarchia ereditaria che esercitava un potere formidabile, a volte assoluto, anche se questo era a volte controllato dall’aristocrazia terriera, e spesso disturbato da lotte di potere all’interno della stessa famiglia reale. Questo contrastava nettamente con le culture greche più a sud, dove le onnipresenti città-stato possedevano istituzioni più o meno democratiche; la monarchia de facto dei tiranni, in cui l’ereditarietà era di solito più un’ambizione che la regola accettata; e il potere limitato, prevalentemente militare e sacerdotale, dei due re ereditari spartani. Lo stesso potrebbe essere stato vero per le istituzioni feudali come la servitù della gleba, che potrebbe aver persistito in Macedonia fino ai tempi storici. Tali istituzioni furono abolite dalle città-stato ben prima dell’ascesa di Macedone (in particolare dalle famose leggi σεισάχθεια seisachtheia del legislatore ateniese Solone).

Mappa dell'impero di Alessandro il Grande.'s empire.

Ingrandisci

Mappa dell’impero di Alessandro Magno.

Alessandro il Grande, figlio di Filippo (356-323 a.C.), riuscì a estendere in breve tempo il potere macedone non solo sulle città-stato della Grecia centrale, ma anche sull’impero persiano, compreso l’Egitto e le terre a est fino ai margini dell’India. L’adozione da parte di Alessandro degli stili di governo dei territori conquistati fu accompagnata dalla diffusione della cultura e del sapere greco nel suo vasto impero. Anche se l’impero andò in pezzi poco dopo la sua morte, le sue conquiste lasciarono un’eredità duratura, non da ultimo nelle nuove città di lingua greca fondate nei territori occidentali della Persia, che inaugurarono il periodo ellenistico.

Nonostante il crollo dell’impero in regni in lotta governati dai generali di Alessandro, la Macedonia stessa rimase un territorio chiave e fieramente conteso. Fu governata per un po’ da Demetrio I (294 – 288 a.C.), ma cadde nella guerra civile. Antipatro e suo figlio Cassandro ottennero il controllo della Macedonia, che però scivolò in un lungo periodo di lotte civili dopo la morte di Cassandro nel 297 a.C.

Il figlio di Demetrio, Antigono II ( 277- 239 a.C.), restaurò con successo l’ordine e la prosperità e respinse un’invasione dei Galati, anche se perse il controllo di molte delle città-stato greche precedentemente controllate. Stabilì una monarchia stabile e diede origine alla dinastia degli Antigonidi. Il suo successore Antigono II (239-221 a.C.) si basò su queste conquiste ristabilendo il potere macedone in tutta la regione.

Declino

Sotto Filippo V di Macedonia (221-179 a.C.) e suo figlio Perseo di Macedonia (179-168 a.C.), il regno si scontrò con la crescente potenza della Repubblica romana. Durante il II e il I secolo a.C., i Macedoni combatterono una serie di guerre con Roma. Due grandi perdite che portarono alla loro inevitabile sconfitta furono nel 197 a.C. quando Roma sconfisse Filippo V, e nel 168 a.C. quando Roma sconfisse Perseo. Le perdite complessive portarono alla sconfitta di Macedonia, alla deposizione della dinastia degli Antigonidi e allo smantellamento del regno macedone. Il breve successo di Andrisco nel ristabilire la monarchia nel 149 a.C. fu rapidamente seguito dalla sua sconfitta l’anno successivo e dall’instaurazione del dominio romano diretto e dall’organizzazione della Macedonia come provincia romana di Macedonia.

Istituzioni

L’organizzazione politica del regno macedone era una piramide a tre livelli: in cima, il re e la nazione, ai piedi, le organizzazioni civiche (città ed éthnē), e tra le due, i distretti. Lo studio di queste diverse istituzioni è stato notevolmente rinnovato grazie all’epigrafia, che ci ha dato la possibilità di rileggere le indicazioni forniteci dalle fonti letterarie antiche come Livio e Polibio. Esse dimostrano che le istituzioni macedoni erano vicine a quelle degli stati federali greci, come le leghe etoliche e achee, la cui unità era rafforzata dalla presenza del re.

Il re

Il re (Βασιλεύς, Basileús) era a capo dell’amministrazione centrale: guidava il regno dalla sua capitale, Pella, e nel suo palazzo reale era conservato l’archivio di stato. Era aiutato nello svolgimento del suo lavoro dal segretario reale (βασιλικὸς γραμματεύς, basilikós grammateús), il cui lavoro era di primaria importanza, e dal Consiglio.

Il re era comandante dell’esercito, capo della religione macedone e direttore della diplomazia. Inoltre, solo lui poteva concludere trattati e, fino a Filippo V, coniare monete.

Il numero di funzionari era limitato: il re dirigeva il suo regno per lo più in modo indiretto, sostenendosi principalmente attraverso i magistrati locali, gli epistates, con i quali si teneva costantemente in contatto.

Successione

La successione reale in Macedonia era ereditaria, maschile, patrilineare e generalmente rispettava il principio della primogenitura. C’era anche un elemento elettivo: quando il re moriva, il suo erede designato, generalmente ma non sempre il figlio maggiore, doveva prima essere accettato dal consiglio e poi presentato all’assemblea generale per essere acclamato re e ottenere il giuramento di fedeltà.

Come si vede, la successione era tutt’altro che automatica, tanto più che molti re macedoni morirono violentemente, senza aver dato disposizioni per la successione, o essersi assicurati che queste sarebbero state rispettate. Questo si può vedere con Perdicca III, ucciso dagli Illiri, Filippo II assassinato da Pausania di Orestis, Alessandro il Grande, morto improvvisamente di malattia, ecc. Le crisi di successione sono frequenti, soprattutto fino al IV secolo a.C., quando le famiglie magnatizie dell’Alta Macedonia coltivavano ancora l’ambizione di rovesciare la dinastia Argaead e di salire al trono.

Finanze

Il re era il semplice custode e amministratore del tesoro della Macedonia e dei redditi del re (βασιλικά, basiliká), che appartenevano ai Macedoni: e anche i tributi che arrivavano al regno grazie ai trattati con i popoli sconfitti andavano al popolo macedone, e non al re. Anche se il re non doveva rendere conto della sua gestione delle entrate del regno, può aver sentito la responsabilità di difendere la sua amministrazione in certe occasioni: Arriano ci dice che durante l’ammutinamento dei soldati di Alessandro a Opis nel 324 a.C., Alessandro dettagliò i possedimenti di suo padre alla sua morte per dimostrare che non aveva abusato della sua carica.

Si sa da Livio e Polibio che i basilikà comprendevano le seguenti fonti di reddito:

  • Le miniere d’oro e d’argento (per esempio quelle del Pangeo), che erano possesso esclusivo del re, e che gli permettevano di battere moneta, come già detto suo unico privilegio fino a Filippo V, che concedeva alle città e ai distretti il diritto di conio per i tagli minori, come il bronzo.
  • Le foreste, il cui legname era molto apprezzato dalle città greche per costruire le loro navi: in particolare, si sa che Atene fece trattati commerciali con Macedone nel V secolo a.C. per importare il legname necessario alla costruzione e al mantenimento della sua flotta da guerra.
  • Le proprietà terriere reali, terre che venivano annesse al demanio reale attraverso la conquista, e che il re sfruttava o direttamente, in particolare attraverso una forza lavoro servile composta da prigionieri di guerra, o indirettamente attraverso un sistema di leasing.
  • I diritti portuali sul commercio (tasse di importazione ed esportazione).

Il modo più comune per sfruttare queste diverse fonti di reddito era il leasing: lo Pseudo-Aristotele riporta nell’Oeconomica che Amyntas III (o forse Filippo II) raddoppiò le entrate portuali del regno con l’aiuto di Callistrato, che si era rifugiato in Macedonia, portandole da 20 a 40 talenti all’anno. Per fare questo, l’exploitaition delle tasse portuali veniva data ogni anno al privato che offriva l’offerta più alta. Si sa anche da Livio che le miniere e le foreste furono affittate per una somma fissa sotto Filippo V, e sembra che lo stesso accadde sotto la dinastia degli Argaead: da qui forse deriva il sistema di leasing che era usato nell’Egitto tolemaico.

A parte le proprietà del re, la terra in Macedonia era libera: I macedoni erano uomini liberi e non pagavano tasse fondiarie su terreni privati. Anche tasse straordinarie come quelle pagate dagli ateniesi in tempo di guerra non esistevano. Anche in condizioni di pericolo economico, come quello che accadde ad Alessandro nel 334 a.C. e a Perseo nel 168 a.C., la monarchia non tassava i suoi sudditi ma raccoglieva fondi attraverso prestiti, prima di tutto dai suoi Compagni, o aumentava il costo delle locazioni.

Il re poteva concedere l’atelíē (ἀτελίη), un privilegio di esenzione fiscale, come fece Alessandro con quelle famiglie macedoni che avevano subito perdite nella battaglia del Granico nel maggio 334: erano esentate dal pagamento del tributo per l’affitto dei terreni reali e dalle tasse commerciali.

I redditi straordinari venivano dal bottino di guerra, che veniva diviso tra il re e i suoi uomini. Al tempo di Filippo II e Alessandro, questa era una fonte di reddito considerevole. Una parte considerevole degli oggetti d’oro e d’argento presi al tempo delle campagne europee e asiatiche veniva fusa in lingotti e poi inviata alle fonderie monetarie di Pella e di Anfipoli, le più attive del regno a quel tempo: una stima giudica che durante il regno di Alessandro solo la zecca di Anfipoli batté circa 13 milioni di tetradracmi d’argento.

L’assemblea

Tutti i cittadini-soldati del regno si riuniscono in un’assemblea popolare, che si tiene almeno due volte all’anno, in primavera e in autunno, con l’apertura e la chiusura della stagione di campagna.

Questa assemblea (koinê ekklesia o koinon makedonôn), dell’esercito in tempo di guerra, del popolo in tempo di pace, è convocata dal re e svolge un ruolo importante attraverso l’acclamazione dei re e nei processi capitali; può essere consultata (senza obbligo) per la politica estera (dichiarazioni di guerra, trattati) e per la nomina degli alti funzionari dello stato. Nella maggior parte di queste occasioni, l’Assemblea non fa altro che ratificare le proposte di un organo più piccolo, il Consiglio. È anche l’Assemblea che vota gli onori, invia le ambasciate, durante le sue due riunioni annuali. Fu abolita dai Romani al momento della loro riorganizzazione della Macedonia nel 167 a.C., per evitare, secondo Livio, che un demagogo potesse usarla come mezzo per rivoltarsi contro la loro autorità.

Consiglio (Synedrion)

Il Consiglio era un piccolo gruppo formato tra alcuni dei più eminenti macedoni, scelti dal re per assisterlo nel governo del regno. Come tale non era un’assemblea rappresentativa, ma nonostante ciò in certe occasioni poteva essere ampliato con l’ammissione di rappresentanti delle città e dei corpi civici del regno.

I membri del Consiglio (synedroi) appartengono a tre categorie:

  • I somatophylaxes (in greco letteralmente “guardie del corpo”) sono nobili macedoni scelti dal re per servirlo come guardie del corpo onorarie, ma soprattutto come stretti consiglieri. Si tratta di un titolo onorifico particolarmente prestigioso. Ai tempi di Alessandro ce n’erano sette.
  • Gli amici (philoi) o i compagni del re (basilikoi hetairoi) sono nominati a vita dal re tra l’aristocrazia macedone.
  • I più importanti generali dell’esercito (hégémones tôn taxéôn), anch’essi nominati dal re.

Il re ha in verità meno potere nella scelta dei membri del Consiglio di quanto le apparenze non garantiscano; questo perché molti dei più importanti nobili del regno sono membri del Consiglio per diritto di nascita.

Il Consiglio esercitava principalmente una funzione probouleutica rispetto all’Assemblea: preparava e proponeva le decisioni che l’Assemblea avrebbe discusso e votato, operando in molti campi come la designazione dei re e dei reggenti, come quella degli alti amministratori e le dichiarazioni di guerra. Era anche la prima e l’ultima autorità per tutti i casi che non comportavano la pena capitale.

Il Consiglio si riuniva spesso e rappresentava il principale organo di governo del regno. Ogni decisione importante presa dal re era sottoposta prima ad una deliberazione.

All’interno del Consiglio vigevano i principi democratici di isegoria (uguaglianza di parola) e di parrhesia (libertà di parola), ai quali il re si assoggettava come gli altri membri.

Dopo la destituzione della dinastia antigonide da parte dei Romani nel 167 a.C., è possibile che il sinedrio sia rimasto, a differenza dell’Assemblea, a rappresentare l’unica autorità federale in Macedonia dopo la divisione del paese in quattro meridi.

Distretti regionali (merides)

Il merito della creazione di un livello amministrativo territoriale intermedio tra il governo centrale e le città è da attribuire probabilmente a Filippo II: questa riforma rispondeva alla necessità di adattare le istituzioni del regno alla grande espansione della Macedonia sotto il suo governo. Non era più facile convocare tutti i macedoni in un’unica assemblea generale, e la risposta a questo problema fu la creazione di quattro distretti regionali, ognuno dotato di un’assemblea regionale. Queste divisioni territoriali chiaramente non seguivano nessuna divisione interna storica o tradizionale; erano semplicemente linee amministrative artificiali. Detto questo, bisogna aggiungere che l’esistenza di questi distretti non è attestata con certezza (dalla numismatica) prima dell’inizio del II secolo a.C.

Recuperato da ” http://en.wikipedia.org/wiki/Macedon”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *