Antico e alto medioevoModifica
Reggio nasce come sito storico con la costruzione da parte di Marco Emilio Lepido della Via Aemilia, che da Piacenza portava a Rimini (187 a.C.). Reggio divenne un centro di amministrazione giudiziaria, con un foro chiamato dapprima Regium Lepidi, poi semplicemente Regium, da cui il nome attuale della città.
In epoca romana Regium è citata solo da Festo e Cicerone, come una delle stazioni militari sulla via Aemilia. Tuttavia, era una città fiorente, un Municipium con propri statuti, magistrati e collegi d’arte.
Apollinaris di Ravenna portò il cristianesimo nel I secolo d.C. Le fonti confermano la presenza di una sede vescovile a Reggio dopo l’Editto di Milano (313). Nel 440 la diocesi di Reggio fu posta sotto la giurisdizione di Ravenna dall’imperatore romano d’Occidente Valentiniano III. Alla fine del IV secolo, tuttavia, Reggio era talmente decaduta che Sant’Ambrogio la incluse tra le città in rovina. Ulteriori danni si verificarono con le invasioni barbariche. Dopo la deposizione di Romolo Augustolo nel 476 Reggio fece parte del regno di Odoacre. Nel 489 passò sotto il controllo ostrogoto; dal 539 fece parte dell’Impero Romano (Italia), ma fu presa dai Longobardi di Alboino nel 569. Reggio fu scelta come sede del Ducato di Reggio.
Nel 773 i Franchi presero Reggio. Carlo Magno dà al vescovo l’autorità di esercitare l’autorità reale sulla città e stabilisce i limiti della diocesi (781). Nell’888 Reggio fu consegnata ai re d’Italia. Nell’899 i Magiari la danneggiarono pesantemente, uccidendo il vescovo Azzo II. In seguito a ciò, furono costruite nuove mura. Il 31 ottobre 900 l’imperatore Luigi III autorizzò l’erezione di un castrum (castello) nel centro della città.
Nel 1002 il territorio di Reggio, insieme a quello di Parma, Brescia, Modena, Mantova e Ferrara, fu unito alla Marca di Toscana, poi tenuta da Matilde di Canossa.
Libero comuneModifica
Reggio divenne libero comune verso la fine dell’XI o l’inizio del XII secolo. Nel 1167 fu membro della Lega Lombarda e partecipò alla battaglia di Legnano. Nel 1183 la città firmò il Trattato di Costanza, dal quale il console della città, Rolando della Carità, ricevette l’investitura imperiale. La successiva pace stimolò un periodo di prosperità: Reggio adottò nuovi statuti, ebbe una zecca, scuole con maestri celebri, e sviluppò i suoi commerci e le sue arti. Inoltre sottomise sempre più i castelli delle zone limitrofe. In questo periodo il torrente Crostolo fu deviato verso ovest, per guadagnare spazio per la città. Il precedente corso del torrente fu trasformato in un viale chiamato Corso della Ghiara, oggi Corso Garibaldi.
Il XII e il XIII secolo, tuttavia, furono anche un periodo di violente lotte interne tra i partiti degli Scopazzati (che significa “spazzati via dalla città con le scope”, nobili) e dei Mazzaperlini (che significa “uccisori di pidocchi”, plebei), e successivamente quelli di Ruggeri e Malaguzzi, coinvolti in un’aspra rivalità interna. Nel 1152 Reggio guerreggiò anche con Parma e nel 1225 con Modena, nell’ambito della lotta generale tra guelfi e ghibellini. Nel 1260 25.000 penitenti, guidati da un eremita perugino, entrarono in città, e questo evento calmò la situazione per un po’, stimolando un’importante fioritura di fervore religioso. Ma le dispute riemersero presto, e già nel 1265 i ghibellini uccisero il capo dei guelfi, Caco da Reggio, e guadagnarono la preminenza. I litigi con il vescovo continuarono e si formarono due nuovi partiti, gli Inferiori e i Superiori. La vittoria finale andò a questi ultimi.
Per contrastare i soprusi di famiglie potenti come i Sessi, i Fogliani e i Canossa, il Senato di Reggio affidò il governo della città per un periodo di tre anni a Obizzo II d’Este. Questa scelta segnò il futuro percorso di Reggio sotto la signoria della famiglia di quest’ultimo, dato che Obizzo continuò a governare de facto dopo la fine del suo mandato. Suo figlio Azzo fu espulso dai Reggiani nel 1306, creando una repubblica governata da 800 persone comuni. Nel 1310 l’imperatore Enrico VII impose il marchese Spinetto Malaspina come vicario, ma fu presto cacciato. La repubblica finì nel 1326 quando il cardinale Bertrando del Poggetto annesse Reggio allo Stato Pontificio.
La città fu successivamente sotto la sovranità di Giovanni di Boemia, Nicolò Fogliani e Mastino I della Scala, che nel 1336 la cedette a Luigi Gonzaga. Gonzaga costruì una cittadella nel quartiere di San Nazario e distrusse 144 case. Nel 1356 i milanesi Visconti, aiutati da 2.000 esiliati reggiani, conquistarono la città, iniziando un periodo non facile di condivisione del potere con i Gonzaga. Alla fine questi ultimi vendettero Reggio ai Visconti per 5.000 ducati. Nel 1405 Ottobono Terzi di Parma si impadronì di Reggio, ma fu ucciso da Michele Attendolo, che consegnò la città a Nicolò III d’Este, che divenne così signore di Reggio. La città, tuttavia, mantenne una rilevante autonomia, con leggi e moneta proprie. A Niccolò successe il figlio illegittimo Lionello e, dal 1450, Borso d’Este.
Nel 1452 Borso ottenne il titolo di duca di Modena e Reggio da Federico III. Il successore di Borso, Ercole I, impose pesanti tributi alla città e nominò governatore il poeta Matteo Maria Boiardo, nato nella vicina città di Scandiano. Più tardi un altro famoso scrittore italiano, Francesco Guicciardini, ricoprì la stessa posizione. Nel 1474, Ludovico Ariosto, autore dell’Orlando Furioso, nacque nel palazzo Malaguzzi, vicino all’attuale municipio. Era il primo figlio di un cavaliere ferrarese, responsabile della Cittadella, e di una nobildonna reggiana, Daria Maleguzzi Valeri. Da adulto sarebbe stato inviato a Reggio come governatore per conto dei duchi di Ferrara, e avrebbe trascorso del tempo in una villa fuori città (“Il Mauriziano”) che è ancora in piedi.
Nel 1513 Reggio fu consegnata a Papa Giulio II. La città fu restituita agli Este dopo la morte di Adriano VI il 29 settembre 1523. Nel 1551 Ercole II d’Este distrusse la periferia della città nel suo programma di ricostruzione delle mura. Alla fine del secolo iniziarono i lavori per la famosa Basilica della Ghiara della città, nel luogo dove si credeva fosse avvenuto un miracolo. Il dominio estense continuò fino al 1796, con brevi interruzioni nel 1702 e nel 1733-1734.
Età napoleonica e restaurazioneModifica
L’arrivo delle truppe francesi repubblicane fu accolto con entusiasmo in città. Il 21 agosto 1796, la guarnigione ducale di 600 uomini fu cacciata, e il Senato rivendicò il dominio di Reggio e del suo ducato. Il 26 settembre, i volontari del governo provvisorio respinsero una colonna austriaca nella battaglia di Montechiarugolo. Anche se minore, questo scontro è considerato il primo del Risorgimento italiano. Napoleone stesso premiò i Reggiani con 500 fucili e 4 cannoni. In seguito occupò l’Emilia e formò una nuova provincia, la Repubblica Cispadana, la cui esistenza fu proclamata a Reggio il 7 gennaio 1797. La bandiera nazionale italiana, chiamata Il Tricolore, fu cucita in quell’occasione dalle donne reggiane. In questo periodo di fervore patriottico, Jozef Wybicki, tenente nelle truppe polacche del generale Jan Henryk Dąbrowski, alleato di Napoleone, compose a Reggio la Mazurek Dąbrowskiego, che nel 1927 divenne l’inno nazionale polacco.
Il trattato di Vienna del 1815 restituì Reggio a Francesco IV d’Austria-Este, ma nel 1831 Modena insorse contro di lui, e Reggio ne seguì l’esempio organizzando un corpo sotto il comando del generale Carlo Zucchi. Tuttavia, il 9 marzo, il duca conquistò la città con la sua scorta di soldati austriaci.
Nel 1848 il duca Francesco V lasciò il suo stato temendo una rivoluzione e Reggio proclamò la sua unione con il Piemonte. La sconfitta di quest’ultimo a Novara riportò la città sotto il controllo estense. Nel 1859 Reggio, sotto il dittatore Luigi Carlo Farini, entrò a far parte dell’Italia unita e, con il plebiscito del 10 marzo 1860, entrò definitivamente nel nuovo Regno unificato.
Storia contemporaneaModifica
Reggio attraversò poi un periodo di crescita economica e demografica dal 1873 alla distruzione delle antiche mura. Nel 1911 aveva 70.000 abitanti. Si sviluppò una forte tradizione socialista. Il 7 luglio la città ospitò il 13° Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano. Il 26 luglio 1943, la caduta del regime fascista fu salutata con entusiasmo dai reggiani. Numerose bande partigiane si formarono in città e nelle campagne circostanti.
Storia ebraicaModifica
Gli ebrei iniziarono ad arrivare a Reggio all’inizio del XV secolo. Molti ebrei erano sefarditi provenienti dalla Spagna, dal Portogallo e da altre parti d’Italia. Quasi tutti erano in fuga dalla persecuzione religiosa. La comunità ebraica era prospera e godette di una crescita considerevole per le successive centinaia di anni. Una sinagoga fu costruita nel 1672 e fu usata dalla comunità ebraica di Reggio Emilio fino al 1858.
Dopo l’era napoleonica gli ebrei di Reggio ottennero l’emancipazione e iniziarono a migrare in altre parti d’Europa alla ricerca di una maggiore libertà economica e sociale. Così, la comunità ebraica di Reggio cominciò a declinare. L’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale e l’Olocausto accelerarono il declino. Oggi, solo una manciata di famiglie ebree rimangono a Reggio. Tuttavia, una sinagoga funzionante e un cimitero esistono ancora. Nel 2016 il Comune ha posto alcune piccole targhe stradali davanti alle case degli ebrei deportati per preservare il loro ricordo.
Molti notevoli studiosi rabbinici hanno risieduto a Reggio. Tra questi Isaac Foa, Immanuel Sonino, Obadiah ben Israel Sforno, Nathan ben Reuben David Spira, Menahem Azariah Fano, Baruch Abraham ben Elhanan David Foa, Hezekiah ben Isaac Foa, Isaac ben Vardama Foa, Israel Nissim Foa, Israel Solomon Longhi, Isaiah Mordecai ben Israel Hezekiah Bassani, Israel Benjamin ben Isaiah Bassani, Elhanan David Carmi, Benjamin ben Eliezer ha-Kohen, Joshua ben Raphael Fermi, Moses Benjamin Foa, Abram Michael Fontanella, Judah Ḥayyim Fontanella, Israel Berechiah Fontanella, Raphael Jehiel Sanguinetti, Isaac Samson d’Angeli, R. J. Bolognese, Hananiah Elhanan Ḥai ha-Kohen, Jacob Levi, Moses Benjamin Levi, Israel Berechiah Sanguinetti, David Jacob Maroni, Giuseppe Lattes, Alessandro da Fano, e Lazzaro Laide Tedesco.