Bernadette Soubirous

Ecco come sono avvenute le apparizioni. Nel mezzo delle ordinarie mansioni quotidiane, andando a cercare la legna da ardere, Bernadette fu messa di fronte ad un mistero. Un suono “come una folata di vento”, una luce, una presenza. La sua reazione? Ha mostrato il suo buon senso e un discernimento notevole. Credendosi in errore, utilizza tutte le sue risorse umane: guarda, sbatte le palpebre, cerca di capire. Alla fine si rivolse ai suoi compagni per verificare le loro impressioni: “Avete visto qualcosa?” Si rivolge allora a Dio: prende il suo rosario. Si rivolge alla Chiesa e si consiglia di confessare a padre Pomian: “Ho visto qualcosa di bianco in forma di Signora”. Interrogata dal commissario Jacomet, rispose con una sicurezza e una prudenza e una fermezza sorprendenti in una giovane non istruita: “Aquero, non ho detto ‘la Santa Vergine’… Monsieur, lei ha cambiato tutto”. Riferì ciò che aveva visto con un distacco, una libertà sorprendente: “

Il suo resoconto delle apparizioni era preciso, senza mai aggiungere o ritrattare nulla. Una volta, presa alla sprovvista dalla severità di padre Peyramale, aggiunge una parola: “Padre, la Signora chiede sempre una cappella …. anche molto piccola”. Nella sua lettera pastorale sulle apparizioni, Mons. Laurence sottolinea “la semplicità, il candore, la modestia di questa bambina… racconta senza affettazione, con un’innocenza commovente… e a tutte le domande che le vengono poste, senza esitazione, dà risposte chiare, precise, impressionate da una forte convinzione”. Indifferente sia alle minacce che ai tentativi di corromperla con offerte vantaggiose, “la sincerità di Bernadette è inconfutabile: non ha voluto sbagliare”. “Ma è lei stessa che si è sbagliata? Vittima di un’allucinazione?” si chiede il vescovo. Ricorda la sua calma, il suo buon senso, l’assenza in lei di qualsiasi esaltazione e anche il fatto che le apparizioni non dipendono da Bernardetta. Avvengono senza che Bernadette se le aspetti, e nei quindici giorni, due volte, quando Bernadette si reca alla Grotta, la Signora non c’è. Bernadette dovette rispondere ai curiosi, agli ammiratori, ai giornalisti e ad altri, comparire davanti a commissioni civili e religiose. Si è trovata sotto i riflettori della cronaca; una “tempesta mediatica” l’ha colpita. Aveva bisogno di pazienza e di umorismo per resistere in questa tempesta e per preservare la purezza della sua testimonianza. Non accettò alcun pagamento. “Voglio rimanere povera”. Non ha benedetto i rosari che le sono stati proposti: “Non porto la stola”. Non vendeva medaglie: “Non sono un mercante”. E di fronte alle immagini di se stessa che costavano dieci “sous”: “Dieci ‘sous’, non valgo altro!”

In queste condizioni, la vita nel Cachot non era più possibile. Bisognava proteggere Bernadette. Padre Peyramale e il sindaco Lacade sono d’accordo: Bernadette sarebbe stata ammessa come “povera malata” all’ospizio gestito dalle suore di Nevers. Vi arriva il 15 luglio 1860. A 16 anni impara a leggere e scrivere. Si possono vedere ancora oggi, nella chiesa di Bartres, i tratti di pratica di scrittura che faceva. In seguito, scrisse spesso alla sua famiglia e persino al Papa! Andava a trovare i suoi genitori che erano stati rialloggiati nella “casa paterna”. Cura i malati, ma soprattutto cerca la sua vocazione: buona a nulla e senza dote, come poteva diventare religiosa? Alla fine, si unisce alle Suore di Nevers “perché non hanno cercato di attirarmi”. Da quel momento, una verità si imprime nel suo spirito: “La mia missione a Lourdes è finita”. Ora doveva ritirarsi per dare tutto lo spazio a Maria.

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