L’origine del Pilcrow, aka lo strano simbolo del paragrafo

Il pilcrow. La derivazione del suo nome è complessa quanto la sua forma. Viene originariamente dal greco paragraphos (para, “accanto” e graphein, “scrivere”), che ha portato al francese antico paragrafo, che si è evoluto in pelagraphe e poi pelagreffe. In qualche modo, la parola si trasformò nel medio inglese pylcrafte e alla fine divenne il “pilcrow.”

Qui su Design Decoded, amiamo esplorare i segni, i simboli e i codici incorporati nella vita quotidiana. Queste icone e ideogrammi quasi onnipresenti sono immediatamente identificabili e possono essere vagamente compresi, ma i loro significati completi sono noti solo a pochi selezionati dotati di conoscenze specialistiche, e le loro origini sono spesso perse nella storia. Anche l’ingegnere e scrittore di software Keith Houston ama questi simboli. Nel suo libro, Shady Characters: The Secret Life of Punctuation, Symbols & Other Typographical Marks, egli esamina, beh, la vita segreta della punteggiatura, dei simboli e di altri segni tipografici. La maggior parte di essi sono familiari, come le “virgolette” e il simbolo @, ma altri sono meno usati, come l’interrobang e la manicula. L’affascinante studio di tipografia oscura si apre con il singolo simbolo che ha ispirato l’intero libro, un simbolo che ha legami con alcuni dei più grandi eventi della storia umana, tra cui l’ascesa della Chiesa cattolica e l’invenzione della stampa: la silloge. Conosciuta anche come marchio di paragrafo, la sogliola, per essere un marchio così umile e raramente usato, ha una storia sorprendentemente complessa. Infatti, come scrive Houston, la freccia è “intrecciata con l’evoluzione della scrittura moderna.”

Vi risparmio la storia più antica della scrittura e salto al 200 d.C., quando i “paragrafi”, che potrebbero essere vagamente intesi come cambiamenti di argomento, oratore o strofa, erano indicati da una miriade di simboli sviluppati dagli scrivani. C’era poca coerenza. Alcuni usavano simboli sconosciuti che non possono essere facilmente tradotti in un post di un blog digitato, alcuni usavano qualcosa di semplice come una singola linea – , mentre altri usavano la lettera K, per kaput, la parola latina per “testa”. Le lingue cambiano, le ortografie si evolvono, e nel XII secolo, gli scrivani abbandonarono la K in favore della C, per capitulum (“piccola testa”) per dividere i testi in capitula (noti anche come “capitoli”). Come la chiave di violino, la cancelleria si è evoluta a causa delle incongruenze inerenti al disegno a mano, e man mano che diventava più diffusa, la C ha guadagnato una linea verticale (in linea con le ultime tendenze della rubricazione) e altri abbellimenti più elaborati, diventando infine il carattere visto in cima a questo post.

pilcrow

Estratto di una pagina da Villanova, Rudimenta Grammaticæ che mostra diversi segni pilcrow nella forma comune a quel tempo, circa 1500 (immagine: Wikimedia commons).

Come ha fatto la freccia, una volta parte essenziale, anche se ornata, di qualsiasi testo, a diventare un carattere invisibile scarabocchiato dagli editori sulle bozze dei manoscritti o relegato sullo sfondo dei programmi di elaborazione testi? Come scrive Houston, “ha commesso un suicidio tipografico”. Nella scrittura tardo medievale, la cicogna era diventata un simbolo ornamentale disegnato in stile elaborato, spesso con un inchiostro rosso brillante, da rubricatori specializzati, dopo che un manoscritto era stato copiato dagli scrivani, che lasciavano spazi nel documento esplicitamente per tali abbellimenti. Ebbene, a volte anche il più abile rubricatore era a corto di tempo, lasciando pagine piene di spazi bianchi vuoti. Come scrisse Emile Zola, “Si forgia il proprio stile sulla terribile incudine delle scadenze quotidiane”. A quanto pare la stessa parola scritta può essere forgiata sulla stessa incudine. Il problema è stato solo esacerbato dall’invenzione della stampa. I primi libri stampati erano progettati per accogliere le rubriche disegnate a mano, compresi gli spazi all’inizio di ogni sezione per una freccia. Con la crescita della domanda per la parola stampata e l’aumento della produzione, i rubricatori non riuscirono a tenere il passo e la freccia a balestra fu abbandonata, anche se gli spazi rimasero.

Questa breve panoramica sfiora solo l’affascinante storia della freccia a balestra. Se ti piacciono i nostri articoli sulla notazione musicale, l’alfabeto fonetico di Benjamin Franklin o anche il linguaggio segreto della marchiatura del bestiame, dai un’occhiata a Shady Characters.

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