Errore di approssimazione

A titolo di esempio, se il valore esatto è 50 e l’approssimazione è 49,9, allora l’errore assoluto è 0,1 e l’errore relativo è 0,1/50 = 0,002 = 0,2%. Un altro esempio potrebbe essere se, misurando un bicchiere da 6 mL, il valore letto fosse 5 mL. Essendo la lettura corretta di 6 mL, questo significa che l’errore percentuale in quella particolare situazione è, arrotondato, del 16,7%.

L’errore relativo è spesso usato per confrontare approssimazioni di numeri di dimensioni molto diverse; per esempio, approssimare il numero 1.000 con un errore assoluto di 3 è, nella maggior parte delle applicazioni, molto peggio che approssimare il numero 1.000.000 con un errore assoluto di 3; nel primo caso l’errore relativo è 0.003 e nel secondo è solo 0,000003.

Ci sono due caratteristiche dell’errore relativo che dovrebbero essere tenute a mente. In primo luogo, l’errore relativo è indefinito quando il valore vero è zero come appare nel denominatore (vedi sotto). In secondo luogo, l’errore relativo ha senso solo quando viene misurato su una scala di rapporto, (cioè una scala che ha un vero zero significativo), altrimenti sarebbe sensibile alle unità di misura. Per esempio, quando un errore assoluto in una misura di temperatura data in scala Celsius è 1 °C, e il valore vero è 2 °C, l’errore relativo è 0,5, e l’errore percentuale è 50%. Per questo stesso caso, quando la temperatura è data in scala Kelvin, lo stesso errore assoluto di 1 K con lo stesso valore vero di 275,15 K dà un errore relativo di 3,63×10-3 e un errore percentuale di solo 0,363%. La temperatura Celsius è misurata su una scala a intervalli, mentre la scala Kelvin ha uno zero vero e quindi è una scala di rapporto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *